Montagna vietata alle Guide Ambientali: la decisione di Regione Lombardia.

Con una recente delibera, Regione Lombardia ha stabilito il divieto per le guide ambientali escursionistiche (GAE) di accompagnare escursioni sopra i 700 metri di altitudine su sentieri classificati E o EE. Una soglia che, per chi conosce le montagne lombarde, rappresenta un limite surreale e penalizzante. La motivazione ufficiale? La sicurezza. Una parola pesante, usata spesso a sproposito.

Sicurezza o interessi di categoria?

Secondo quanto dichiarato dalla Regione, l’obiettivo della delibera sarebbe tutelare l’incolumità degli escursionisti. Ma le motivazioni tecniche presentate risultano poco credibili e prive di un reale fondamento. Le guide ambientali escursionistiche – professionisti formati, assicurati, esperti di educazione ambientale e di conduzione in natura – sono improvvisamente diventate “pericolose” oltre i 700 metri, mentre chiunque, senza nessuna qualifica, può continuare a portare gruppi in quota, purché non lo faccia a titolo professionale.

Una contraddizione evidente. Perché le escursioni organizzate da associazioni, gruppi parrocchiali o volontari senza alcun titolo restano “sicure”, mentre quelle guidate da professionisti formati no?

La realtà è un’altra, più amara e ben conosciuta nel settore: questa delibera favorisce apertamente il collegio delle guide alpine e gli accompagnatori di media montagna, che diventano gli unici autorizzati ad accompagnare sopra i 700 metri. Una mossa che sa più di tutela di interessi di categoria che di reale attenzione per la sicurezza in montagna.

Il ricorso respinto. Ma non è finita.

AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) ha subito fatto ricorso contro questa decisione, ma il TAR lo ha respinto. Tuttavia, il Consiglio di Stato rappresenta ora l’unica possibilità di ribaltare questa delibera ingiusta. E proprio il Consiglio di Stato, in passato, si era già espresso a favore delle GAE in situazioni simili.

L’associazione non si arrende e porterà avanti la battaglia legale, ma i tempi della giustizia amministrativa sono lunghi. Nel frattempo, centinaia di guide ambientali lombarde si trovano con le mani legate, impossibilitate a lavorare sul loro territorio e a condurre attività educative, culturali, turistiche e naturalistiche, che rappresentano non solo una professione, ma una missione e un presidio del territorio.

Il paradosso della montagna vietata alle guide ambientali 

È paradossale pensare che in un’epoca in cui si promuove il turismo lento, la sostenibilità e l’educazione ambientale, si escludano proprio le figure professionali più capaci di trasmettere questi valori. Le guide ambientali non si limitano a “portare a spasso” le persone: fanno interpretazione, divulgazione scientifica, educazione civica alla montagna e alla natura.

Eppure, in Lombardia, oltre i 700 metri – e parliamo di colline più che di montagne – queste professionalità non sono più benvenute.

Approfondisci: ascolta il presidente di AIGAE

Per comprendere meglio la situazione, ti invitiamo ad ascoltare l’intervista al presidente di AIGAE sul podcast di Sentieri Musicali – un’occasione per capire le implicazioni di questa delibera e la risposta dell’associazione:

🎧 Ascolta qui l’intervista

Chi ci perde davvero?

A pagare le conseguenze di questa delibera non sono solo le guide ambientali, anche se sono quelle più colpite. A perdere è un intero sistema fatto di professionalità, educazione, territori e comunità. Ci perdono le scuole, i Comuni, le associazioni e le cooperative che da anni si affidano a professionisti preparati per offrire esperienze formative in natura. Ci perdono anche le famiglie e gli escursionisti, che rischiano di avere meno occasioni per partecipare a escursioni guidate da esperti di ambiente, cultura e sicurezza.

Soprattutto, ci perdono i territori montani e rurali, che vedono diminuire le opportunità di educazione e di valorizzazione sostenibile. A perdere è infine la credibilità delle istituzioni, quando scelgono di difendere interessi di categoria invece del bene comune.

In un momento in cui si parla tanto di turismo lento, transizione ecologica e valorizzazione delle aree interne, questa delibera sembra andare nella direzione opposta.

Camminare in natura dovrebbe essere un diritto di tutti, non un privilegio riservato a pochi. Le guide ambientali sono alleate preziose, non un problema da eliminare.

E adesso?

Quello che serve ora è far sentire la voce di chi crede nell’importanza delle guide ambientali per un turismo responsabile e per la tutela del territorio. Diffondere la conoscenza di questa situazione, sostenere le guide e chiedere alle istituzioni un confronto concreto sono passi fondamentali.