Questo è un punto su cui voglio soffermarvi perché è davvero importante fare chiarezza: qual è la differenza tra un Trekking (di più giorni) e un Cammino?

Entrambi sono viaggi a piedi, itineranti e di più giorni; entrambi sono, tendenzialmente, da farsi zaino in spalla.

Non voglio dilungarmi troppo in merito alla possibilità, o meno, del farsi trasportare lo zaino.

Conosco bene la differenza di difficoltà del camminare con uno zaino più o meno pesante in spalla e non credo negli integralismi.

Ognuno deve poter affrontare questa esperienza secondo i suoi limiti e le sue possibilità.

Ma allora qual è la differenza tra un Trekking e un Cammino?

O, meglio ancora, domanda sulla quale in molti, compreso istituzioni ed enti si interrogano, cosa rende un “percorso” un vero e proprio Cammino?

Uno degli elementi contemplati come dirimente è la lunghezza sia in termini di tempo che di spazio.

Un Cammino deve durare almeno tot giorni o essere lungo almeno tot chilometri. 

E’ quindi questa la differenza tra un Trekking e un Cammino?

Qualche tempo fa ho scoperto il Cammino dei Tre Villaggi, il cammino più piccolo d’italia, di “soli” 20 chilometri, distanza che, un camminatore abbastanza abituato, potrebbe tranquillamente percorrere in un’unica giornata.

Questo cammino è molto ben organizzato in termini di segnaletica e offre diverse possibilità di ospitalità per pernottare lungo il percorso.

Ma soprattutto, e questo è l’elemento fondamentale, consente di incontrare le comunità che abitano quei territori!

I trekking di più giorni ci portano a camminare in contesti molto belli dal punto di vista paesaggistico e naturalistico – cosa piacevolissima intendiamoci – ma se passiamo giorni senza incontrare anima viva, non stiamo sperimentando la vera esperienza di essere viandanti o pellegrini.

I cammini del passato erano percorsi che, pellegrini e viandanti appunto, facevano per raggiungere una destinazione, sia che fosse religiosa o commerciale.

Questi percorsi dovevano essere il più possibile brevi e sicuri, se passavano in luoghi ameni tanto meglio, ma non era l’aspetto importante.

Pellegrini o trekker?

Il pellegrino, o il viandante, aveva infatti la necessità di trovare lungo il il percorso paesi e città dove rifocillarsi, riposare e avere momenti di condivisione con le persone del luogo.

Fare un cammino vuol dire sperimentare il muoversi a piedi, lentamente, per poter incontrare e vedere il territorio, con le sue eccellenze ma anche con le sue storture e criticità.

Sperimentare quanto la viabilità moderna, per esempio, sia sempre meno pensata per chi va a piedi.

Sperimentare il vivere ad un altro ritmo, assolutamente in controtendenza con quello imposto dai tempi moderni.

Ripensare a quello che è necessario, a quello che è utile e a quello che può essere superfluo. 

Ho scelto di proporti di percorrere un tratto della Via Romea Germanica Imperiale perché è un cammino che consente di vivere l’esperienza di trasformarsi in moderni pellegrini.

Il percorso che ti propongo è da Verona a Mantova.

Se anche hai avuto già occasione di visitare da turista queste due splendide città, andare a piedi da una all’altra te le farà vedere in maniera assolutamente diversa.

E potrai anche scoprire quanto di sconosciuto c’è, lungo il percorso!